Silvia Romano, esperto di Islam: «Il riscatto è stato pagato, ma si è ricorso ad un escamotage per cui il governo italiano può dire di non averlo mai fatto»

«Ritengo certo che il riscatto sia stato pagato e che, come è accaduto in altre occasioni, si sia ricorso ad un escamotage per cui il governo italiano può tranquillamente dire di non averlo mai fatto».
Così Carlo Panella, giornalista e saggista esperto di Islam e di Medio Oriente, in un’intervista a “Il Giornale”.
Secondo Panella, il governo italiano ha agito «attraverso un’organizzazione caritatevole che si è fatta carico di anticipare il denaro, in questo caso portato materialmente ai rapitori con la mediazione dei servizi segreti turchi, per poi recuperare le somme con una serie di triangolazioni che fanno capo alle casse dello Stato italiano».
«È successo anche in passato che esponenti di governo abbiano affermato, persino davanti al parlamento, che lo Stato non ha pagato», ha spiegato Panella, precisando che non si tratta di una bugia, ma «hanno usato un bizantinismo».
Per la liberazione di Silvia Romano «a me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirlo. Perché la parola di un terrorista che viene intervistato vale più di quella dello Stato italiano?», ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Ali Dehere, portavoce del gruppo terroristico Al Shabaab, in un’intervista a “La Repubblica”, avrebbe affermato che i soldi del riscatto pagato per la liberazione di Silvia Romano «serviranno in parte ad acquistare armi, di cui abbiamo sempre più bisogno per portare avanti la jihad, la nostra guerra santa. Il resto servirà a gestire il Paese: a pagare le scuole, a comprare il cibo e le medicine che distribuiamo al nostro popolo, a formare i poliziotti che mantengono l’ordine e fanno rispettare le leggi del Corano».
Al Shabaab ieri ha però ritrattato, affermando di non aver mai rilasciato alcuna intervista a Repubblica.