Politologo Revelli: «Perché governissimo con Berlusconi? I potentati pensano a come accaparrarsi le risorse del Recovery Fund e i 5Stelle non sono abbastanza ‘amici’»

Da alcune settimane nel dibattito politico italiano, si parla di un esecutivo di solidarietà nazionale, guidato da un premier diverso da Giuseppe Conte e retto da un insieme di forze moderate tra cui Pd, Italia Viva, una parte del M5S, una parte della Lega e Forza Italia.
A favore di questa ipotesi si sono espressi anche l’ex premier Romano Prodi, l’imprenditore Carlo De Benedetti e il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana.
Il politologo Marco Revelli, di recente ha pubblicato su TPI una riflessione in cui definisce la prospettiva del governissimo il sintomo di una “malattia morale e politica”.
In riferimento all’ex premier Romano Prodi, l’imprenditore Carlo De Benedetti e il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, che si sono espressi a favore di un governissimo, ha detto che “costituiscono un fatto politico, anche perché le voci discordanti sono pochissime. È come se fossimo usciti dal lockdown con una modificazione genetica che ha colpito il sistema di valutazione del nostro universo politico”.
“Quello che mi colpisce è che questa rimessa in gioco di Berlusconi è totalmente avulsa dalla realtà di ciò che lui è – ed è stato – come persona e come leader politico. Berlusconi condensa in sé nelle sue vicende giudiziarie un rosario di reati che dovrebbero far considerare fuori dall’arena politica chiunque altro ne sia portatore” ha aggiunto.
“Nel momento in cui Conte si sta battendo a Bruxelles per un flusso di risorse europee, questi già pensano a come accaparrarsele. Ritengono forse questa maggioranza troppo viziata dal peso dei Cinque Stelle, che non sono abbastanza ‘amici'”, ha osservato.
Ha poi parlato del governissimo come il sintomo di una malattia morale e politica, che significa che “siamo davanti a una politica che ha perso il rapporto con la natura delle cose e che ragiona ormai solo nel presente in base all’utilità di una determinata possibile alleanza o anche solo di una singola mossa. È una malattia morale mortale per la politica, a cui – fra l’altro – anche il sistema mediatico sembra totalmente indifferente”.
“Pensiamo per esempio a Repubblica: per molti anni è stata il giornale antagonista di Berlusconi, oggi lo sdogana tranquillamente. Ma anche il Corriere della Sera, il cui direttore arriva a dire che Berlusconi indossa i panni del buon padre di famiglia, senza rendersi conto della bestialità che ha detto” ha sottolineato.