Pignedoli (M5S): «I paesi frugali non solo cercano di dare meno aiuti all’Italia, ma anche di ottenere più sconti sulla contribuzione al bilancio europeo»

«Frugali sì, ma bisogna rispettare le regole. Un Consiglio Europeo – quello in corso – che ha diviso in due l’Unione: da un lato 22 Paesi, dall’altro il gruppetto dei 5 cosiddetti frugali, guidati dall’Olanda (con Svezia, Danimarca, Austria, Finlandia). I frugali non sono tali con loro stessi, perché non stanno solo cercando di dare meno aiuti all’Italia e ad altri Paesi più in difficoltà, ma cercano di ottenere più sconti sulla contribuzione al bilancio europeo (i cosiddetti rebates). Fare cassa e guadagnare consensi elettorali nel proprio Paese».
Lo ha spiegato su Facebook l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Sabrina Pignedoli.
«Cosa dicono per esempio i Paesi Bassi, capofila dei frugali, degli scandali finanziari che riguardano le proprie banche? Nel 2018 ING, la più importante banca olandese, ha pagato una multa da 675 milioni di euro alle autorità dei paesi Bassi che indagavano su riciclaggio e corruzione», ha ricordato l’esponente 5Stelle.
«L’Olanda è un paradiso fiscale all’interno della UE, in cui si pratica il dumping fiscale, attirando aziende da tutta Europa. Si stima che a causa di questa competenza sleale, il resto dei Paesi UE non riscuote tasse per 70 miliardi di euro l’anno. Con la sua opacità bancaria, l’Olanda favorisce anche il riciclaggio di denaro sporco. Come nel caso della Rabobank, che alla fine ha pagato al governo degli Stati Uniti 369 milioni di dollari, dopo aver riciclato denaro di alcuni narcotrafficanti messicani», ha scritto ancora Pignedoli.
«Anche negli altri Paesi intransigenti – Austria, Svezia, Finlandia e Danimarca – sono stati scoperti diversi scandali finanziari che di frugale hanno poco. L’anno scorso la banca austriaca Raiffeisen è rimasta coinvolta con la svedese Swedbank la danese Danskebank e con due istituti olandesi, in uno scandalo di riciclaggio internazionale di denaro sporco proveniente dalla Russia, per un totale di 967 milioni di dollari, attraverso filiali presenti nei Paesi baltici. Le pretese dei Paesi frugali non sono lontani dal comportamento tenuto per anni in Europa della Gran Bretagna: forzare ai limiti le proprie richieste al tavolo dei negoziati, puntare i piedi e condurre affari in proprio senza troppi ostacoli. La Gran Bretagna alla fine se n’è andata, i frugali ora tengono in scacco il grosso dell’Unione», ha concluso.