Piacenza, le telefonate tra i carabinieri arrestati per fare più catture: «Vediamo di farne il più possibile, almeno di farne altre tre-quattro»

“Le indagini sono ancora in corso e hanno lo specifico obiettivo di chiarire fino in fondo quale sia stato il livello di consapevolezza e di partecipazione degli ufficiali nelle attività illecite commesse dai carabinieri in servizio presso la Stazione Piacenza Levante”.
Lo ha scritto il giudice che ha ordinato gli arresti dei sei militari e il sequestro della caserma, con riferimento al maresciallo a capo della Stazione, Marco Orlando, e al maggiore comandante della Compagnia, Stefano Bezzeccheri, indagati e sospesi dal servizio.
Ne parla oggi “Il Corriere della Sera”, che riporta il contenuto delle intercettazioni, dalle quali “emerge un rapporto diretto «di particolare confidenza» tra l’appuntato Peppe Montella (il capo dei malavitosi in divisa, secondo l’accusa) e lo stesso Bezzeccheri, il quale scavalcava il comandante della Stazione per spingere i suoi sottoposti a mietere più arresti che potevano. Si telefonavano, organizzavano incontri in ufficio e fuori («ti devo parlare urgentemente, a quattr’occhi, in borghese»), per affrontare quella che per il maggiore era diventata una sorta di ossessione: la competizione a chi riusciva a contabilizzare più catture con le Compagnie limitrofe di Bobbio e Rivergaro. «Perché io so’ fatto così Montè — diceva Bezzeccheri il 5 marzo scorso —, a Rivergaro e a Bobbio gli devo fare un culo così… È una questione di orgoglio, perché mi gira il culo che gente che rispetto a voi non vale un cazzo fanno i figurini col colonnello, col comandante della Legione, eccetera eccetera». Risposta di Montella: «Io adesso… Vediamo di farne il più possibile, anche prossima settimana, almeno di farne altre tre-quattro». Seguono elogi del maggiore: «Il massimo risultato col minimo sforzo».”
“L’inchiesta” – si legge sul Corriere – “è disseminata di indizi sulle consapevolezze interne all’Arma di ciò che accadeva in quella caserma; di «anomalie» mai denunciate ai vertici. Nemmeno da parte di chi diceva che «i ragazzi della Levante vanno ridimensionati perché si sono allargati un po’ troppo», come un carabiniere he aveva lavorato lì fino al 2018”.