Guanti e mascherine, Gabanelli: «Il coronavirus ingolfa lo smaltimento rifiuti. E le mafie fanno affari»

«Oggi potrebbe sembrare l’ultimo dei nostri problemi, ma se non si gestisce da subito presenterà presto il conto. Il fabbisogno giornaliero di mascherine solo in Italia è di circa 37,5 milioni di pezzi e 80 milioni di guanti. Tradotto in rifiuti: 1.240 tonnellate al giorno».
Lo ha sottolineato Milena Gabanelli oggi nella sua rubrica “Dataroom” per “Il Corriere della Sera”.
«A fine anno solo per questi due dispositivi di protezione avremo buttato nell’immondizia quasi 300 mila tonnellate che, su indicazione dell’Istituto superiore di Sanità, vanno nella raccolta indifferenziata», ha fatto notare Gabanelli.
Il calcolo è dell’Istituto Superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) stima infatti il peso medio tra chirurgiche, Fp2 e Fp3 di 11 grammi ciascuna (per 410 tonnellate di spazzatura giornaliera). Stesso peso per una coppia di guanti (per 830 tonnellate).
«Nei due mesi di lockdown l’aumento è stato compensato dal calo dei rifiuti urbani prodotti dalle attività commerciali e produttive bloccate (-14%). D’ora in avanti non sarà più così e s’aggiungeranno anche tutti i prodotti monouso difficilmente riciclabili che, dai take away dei bar ai mantelli di tessuto non tessuto dei parrucchieri fino alle visiere delle estetiste, sono in crescita vertiginosa per motivi di igiene e sicurezza», ha spiegato Gabanelli.
Inoltre il traffico illecito dei rifiuti non si ferma: questo – ha cotninuato Gabanelli – è stato «confermato anche dall’arresto degli ultimi giorni del re delle discariche siciliane Nino Leonardi».
E il rischio che corriamo ora è che l’emergenza Covid-19 «faccia deflagrare una situazione già compromessa».
Gabanelli ha riportato le dichiarazioni del procuratore aggiunto di Milano, Alessandra Dolci, che ha affermato: il «particolare interesse delle organizzazioni criminali, principalmente la ‘ndrangheta, nel settore del traffico di rifiuti anche di rifiuti Covid». «C’è una progettualità in divenire che stiamo già indagando».