Zona rossa, procuratrice di Bergamo: «Da quello che ci risulta è una decisione governativa»

«Da quello che ci risulta è una decisione governativa».
Il procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota ha risposto così, ai microfoni Rai, alla domanda su chi poteva istituire la zona rossa nella Bergamasca per l’emergenza coronavirus.
«Noi vogliamo lavorare serenamente, abbiamo bisogno proprio di pace. C’è un dovere da parte nostra di rendere questa giustizia e in questo momento siamo al primo gradino: ricostruzione dei fatti», ha aggiunto Rota, che non ha risposto alla domanda se ci fossero indagati per la vicenda della Valseriana.
Le dichiarazioni della procuratrice sono state subito riprese da Roberto Calderoli, senatore della Lega e vicepresidente del Senato: «Da bergamasco ora mi aspetto che chi deve rispondere della mancata zona rossa, con tutte le conseguenze drammatiche che ben conosciamo, ora ne risponda», ha affermato.
«Tra febbraio e inizio marzo abbiamo chiesto per settimane di istituire la zona rossa in Val Seriana, per mesi abbiamo sostenuto che fosse competenza del Governo sulla base di quanto previsto della Costituzione e oggi lo sostiene la Procura di Bergamo, che ringraziamo per quanto sta facendo, che finalmente ha messo un punto su questa vicenda», ha spiegato Calderoli.
Adesso non è esclusa l’ipotesi che l’indagine sulla zona rossa sia trasferita a Roma. E se c’è stata una mancanza da parte del governo non è automatica la responsabilità per la giustizia penale. «Vanno ricostruiti i nessi di causalità», ha avvertito Rota.
La replica di Boccia: «Anche la Regione poteva istituire la zona rossa»
«Anche la Regione poteva istituire la zona rossa, come previsto dalla legge». Lo ha sottolineato il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. «L’articolo 32 delle legge 23 dicembre 1978 n. 833, richiamato anche dall’articolo 3, comma 2, del d.l. n. 6/2020, dà anche alle Regioni la possibilità di istituire la zona rossa».