Ue, l’ex ministro greco Varoufakis: «L’unica via d’uscita da questa trappola è che il nuovo debito sia condiviso in tutta la zona euro»

L’ex ministro delle Finanze greco e fondatore del movimento Democrazia in Europa, l’economista Yanis Varoufakis, in un intervento pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian afferma che si potrà affrontare la crisi economica che colpirà il mondo intero, in seguito all’emergenza coronavirus, solo se ci sarà la condivisione del debito fra i paesi europei.
Il compromesso raggiunto all’Eurogruppo è ad ora “irresponsabile”.
I paesi più colpiti dall’epidemia, come l’Italia, sono quelli “meno in grado di sostenere il nuovo debito necessario. L’unica via d’uscita da questa trappola è che il nuovo debito non cada sulle spalle deboli dei paesi più indebitati ma sia condiviso in tutta la zona euro”, ha affermato l’ex ministro. “Questa condivisione del debito è vietata dai trattati che hanno creato la zona euro, su insistenza dei paesi del nord Europa”.
“Per contrastare l’imminente tsunami” i paesi dell’Euro “hanno dovuto emulare i programmi di stimolo britannico, americano e giapponese incanalando circa l’8% del reddito totale della zona euro (1 milione di euro) in nuove spese pubbliche, riservando allo stesso tempo un’altra somma per un fondo di investimento” e “hanno dovuto trovare un modo per evitare di eludere il divieto di condivisione del debito senza il quale una spesa pubblica aggiuntiva di 2 milioni di euro avrebbe schiacciato paesi come Italia, Spagna e Grecia”, ha aggiunto.
“A differenza di quando nel 2015 ero il solo a chiedere uno strumento comune per la ristrutturazione del debito pubblico, nelle ultime settimane i governi di otto stati del sud, oltre alla Francia, hanno chiesto un ripensamento sulla condivisione del debito”, consigliando i coronabond. Ma “l’unica concessione ai nove governi che suggeriscono la condivisione del debito è stata che i nuovi prestiti ESM non avranno vincoli”. Varoufakis non è daccordo: “le condizioni arriveranno più tardi”, quando sarà finita l’emergenza sanitaria.
“Se le fondamenta economiche europee si piegano, potenti forze centrifughe già in gioco sono pronte a fare a pezzi l’Unione. Il verdetto dell’Eurogruppo di giovedì, oltre ad essere macroeconomicamente insignificante, è stato politicamente irresponsabile”, ha concluso l’economista.