Travaglio: «De Benedetti trangugia Berlusconi? È dura ritrovarsi a Palazzo Chigi uno che non ti chiama, non ti richiama, anzi non ti si calcola proprio»

«Detto senz’alcuna ironia, dobbiamo immensa gratitudine a Carlo De Benedetti. Quando c’è nell’aria qualcosa di torbido e losco, di cui si sente la puzza ma non si vedono i contorni e non si conoscono i dettagli, puntualmente arriva lui e lo racconta per filo e per segno, anzi lo rivendica e se ne vanta».
Così il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nel suo editoriale di oggi commenta le dichiarazioni dell’ex editore del gruppo Repubblica-Espresso Carlo De Benedetti, che in un’intervista al “Foglio” ha affermato:
«Se si tratta di isolare Salvini e Meloni trangugio anche Berlusconi al governo con la sinistra. Ma accompagnato dal benservito a Conte che rappresenta il vuoto pneumatico. Mai avrei immaginato di dire che al mondo esiste qualcosa di peggiore di Berlusconi. E sia chiaro continuo a pensare che il livello di corruzione morale che lui ha introdotto nel paese abbia costituito un periodo nero della nostra storia. Se non era per Scalfaro avremmo avuto Previti ministro della Giustizia. Eppure sono pronto a trangugiare il rospo».
«In realtà» – fa notare Travaglio – De Benedetti aveva già trangugiato Berlusconi nei governi Monti e Letta, «ma a 85 anni un po’ di rincoglionimento ci sta. Infatti aggiunge: “Mai avrei immaginato di dire che al mondo esiste qualcosa di peggiore di Berlusconi” (dimenticando che nel 2005 l’aveva invitato a cena e a diventare socio del suo nuovo fondo “private equity” salva-imprese)».
«E attenzione: per lui B. rimane “un grande imbroglione” che ha segnato “un periodo nero” con la sua “corruzione morale”, oltre ad avergli fregato la Mondadori comprandosi un giudice. Però dài, in fondo resta “un grande”, “sempre sul pezzo, non perde mai un’occasione, non si ferma mai. E questo è straordinario”. Quindi i 40 anni di battaglie della sua Repubblica sula questione morale, la legalità, la Costituzione, Libertà e Giustizia, le 10 domande di D’Avanzo, gli appelli di Saviano, le invettive di Cordero sul Caimano e l’Egoarca, le tirate dei moralisti repubblichini erano esche per gonzi», scrive ancora Travaglio, che conclude con un affondo: «è dura ritrovarsi a Palazzo Chigi uno che non ti chiama, non ti richiama, anzi non ti si calcola proprio. Molto meglio il “vecchio imbroglione”: fra colleghi ci s’intende sempre».