Tasse, Gabanelli spiega come sei Paesi europei sottraggono all’Italia 6,5 miliardi di euro

Oggi nella sua rubrica “Dataroom” sul “Corriere della Sera”, Milena Gabanelli si occupa del fenomeno del “profit shifting”, ovvero dello spostamento dei profitti per pagare meno tasse.
Un escamotage usato all’interno dell’Unione Europea in paesi come Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Cipro, Belgio e Malta, nei quali si gode di regimi di tassazione agevolati che però danneggiano altri Stati membri dell’Ue come l’Italia: «Quello che permettono tecnicamente è un’elusione fiscale, ma altro non è che un dumping fiscale contrario al principio di solidarietà tra i membri dell’Unione previsto dai trattati», spiega Gabanelli, che elenca i tre meccanismi per pagare meno tasse:
«1) Il primo è quello di stabilire la sede fiscale dove la tassazione è più bassa: basta dimostrare che la società è «residente» in quel Paese e, cioè, che i meeting del Consiglio di amministrazione si svolgono là».
Poi c’è il cosiddetto «transfer pricing»: si tratta – scrive la giornalista – di «transazioni economiche (spesso fittizie) all’interno di un gruppo multinazionale (come prestiti, cessione di marchi o brevetti, servizi assicurativi), il tutto gestito da una controllata che ha sede in un paradiso fiscale». E cita il caso di Fiat, che con Fiat Finance & Trade, controllata lussemburghese di Fca «per 15 anni ha fornito servizi finanziari ad altre società del gruppo, una sorta di banca con tanto di utili che la Corte Europea ha condannato a pagare 23,1 milioni di euro di tasse arretrate al Lussemburgo, frutto di un vantaggio fiscale indebito grazie a un accordo ad hoc con il Granducato».
Infine c’è il meccanismo usato dalle tech companies e dalle aziende digitali: «fatturare tutto in un Paese estero con fiscalità agevolata. Come fanno Booking, Google e Uber, le cui sedi sono in Olanda e lì fatturano anche i servizi che vendono in Italia. I vantaggi fiscali passano spesso dal tax ruling, come fanno ad esempio i sei Paesi dell’Ue».