Salvini: «Mi risulta che Palamara mi stia cercando. Ma io ho ascoltato abbastanza e non ho niente da dirgli»

«Mi risulta anche che» Palamara «mi stia cercando. Ma io ho ascoltato abbastanza e non ho niente da dirgli».
Queste le parole del leader della Lega, Matteo Salvini, in un colloquio con il “Corriere della Sera”.
Palamara, ospite a “Non è l’Arena” su La7, domenica scorsa, si è nuovamente scusato per aver detto che Salvini «va attaccato» in una conversazione intercettata e pubblicata sui giornali.
Alla domanda se non tema per i suoi processi, Salvini ha risposto: «No: sarò giudicato nel merito. Anche le intercettazioni, per quanto disgustose e imbarazzanti, riconoscono che Salvini ha ragione. Nel senso che gli stessi intercettati, pur dandomi della mer…, riconoscono la legittimità dei miei atti».
«C’è un altro aspetto sconcertante della vicenda Palamara», ha detto ancora Salvini. «In ogni paese normale si sarebbe aperta una discussione nazionale, con dimissioni a catena, azzeramento del Csm e il premier in aula a riferire: Palamara ha candidamente ammesso che le carriere sono decise per simpatia. Senza amici, o sei un genio o non vai da nessuna parte. Io sono certo che la stragrande maggioranza degli 8000 magistrati sia gente per bene e libera. Ma mi sarei aspettato una parola del presidente del Consiglio. E il ministro della Giustizia qualcosa di più avrebbe potuto dire», ha spiegato l’ex ministro dell’Interno.
«Se penso ai miei processi, da Genova a Palermo ad Agrigento, il dubbio che ci siano dei problemi di simpatia politica può venire. Però sì: più che toghe rosse la parola giusta oggi è “casta”», ha aggiunto il leader leghista.
Sui sondaggi che danno la Lega in calo, Salvini ha detto: «Gli ultimi sondaggi di Enrico Mentana ci danno al 27%. Saldamente il primo partito nonostante l’assenza forzata dalle piazze e l’onnipresenza televisiva del governo. No, quello che mi preoccupa è ciò che sento: i sindacati che minacciano lo sciopero generale se si tocca il codice degli appalti, e Zingaretti quando sostiene che il modello Genova, quello per la ricostruzione del ponte, non funziona perché si rischiano le truffe».