Rousseau decide per il M5S, sì alle Regionali. Da Dessì a Morra, tutti contro Di Maio: “Basta. Stiamo fallendo”

La decisione di Rousseau, favorevole alla candidatura del M5S alle Regionali in Emilia e Calabria, spacca in due il M5S.
Tra le file dei pentastellati in tanti parlano del fallimento della leadership del Movimento.
Da una parte ci sono quelli che avrebbero voluto uno stop elettorale, dall’altra invece c’è chi chiede un ulteriore voto sulla piattaforma per stabilire se partecipare alle Regionali da soli o in coalizione.
La decisione – La partecipazione del Movimento alle elezioni regionali del 2020 era in forse.
Luigi Di Maio aveva proposto una pausa elettorale, ma a decidere le sorti del Movimento, anche questa volta, è stata la piattaforma di democrazia diretta dei pentastellati.
Rousseau ha espresso il suo parere ieri.
Il 70 per cento dei voti dei militanti del Movimento è risultato favorevole alla candidatura del M5S alle Regionali di Emilia Romagna e Calabria, previste per il prossimo 26 gennaio.
Una scelta che secondo quanto affermato dal leader dei pentastellati non avrà alcuna ripercussione sul governo.
Le reazioni – Tuttavia, la netta distanza tra la volontà politica di Di Maio sulle elezioni e gli elettori di Rousseau sconcerta in tanti all’interno del Movimento. A essere messo in dubbio è il ruolo del capo politico Luigi Di Maio.
“Ha fallito”, scrive su Facebook Roberta Lombardi chiedendo una seconda votazione su Rousseau per far decidere ai cittadini se il Movimento debba presentarsi da solo o in coalizione alle Regionali.
Dello stesso parere il senatore Nicola Morra: “Il voto di ieri dimostra che l’uomo da solo al comando scoppia”.
È lo stesso anche per la deputata Dalila Nesci. “La dirigenza politica deve cambiare”, dice.
Fa eco il senatore M5S Mario Giarrusso. Secondo quest’ultimo la leadership di Di Maio ha fallito e far decidere a Rousseau se partecipare o meno alle Regionali rappresenta un segnale di enorme debolezza. “Si vuole nascondere dietro una decisione presa dall’alto e a cui attribuire eventuali effetti negativi. Se si perdesse in Emilia e in Calabria la colpa sarebbe di chi ha deciso di candidarsi e non della leadership”, afferma in un’intervista.
Tutti d’accordo sulla necessità di riorganizzare il Movimento.
“Gli uomini soli al comando, nei gruppi come il nostro, non funzionano, dovevamo essere diversi. Arriva sempre il momento di guardarsi allo specchio e ammettere che nonostante gli enormi sforzi fatti, il grande lavoro prodotto, stiamo fallendo”, tuona il senatore M5S Emanuele Dessì che propone di tornare a una gestione collegiale e plurale.
Per il presidente della Camera Roberto Fico, invece, la riflessione deve essere fatta a 360 gradi su tutto, non solo sulla leadership: sull’identità, sui progetti e sui programmi del Movimento.
Si distanzia Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del parlamento europeo. Secondo lui il problema non è la leadership del singolo, ma è il meccanismo di coinvolgimento e delle varie sensibilità.
Castaldo consiglia al ministro degli Esteri di cercare di governare i fenomeni, piuttosto che subirli.