Milena Gabanelli spiega gli effetti della globalizzazione: «Ricchezza per pochi e Covid-19 per tutti. L’Onu in Africa prospetta carestie di proporzioni bibliche entro pochi mesi»

Con l’esplosione della pandemia di coronavirus in tutto il mondo, crescono anche le disuguaglianze.
Milena Gabanelli oggi affronta questo tema nella sua rubrica “Dataroom” sul “Corriere della Sera”.
«Negli Stati Uniti, percorsi da tumulti razziali e sociali, finora in 26 milioni hanno chiesto il sussidio di disoccupazione. Negli ultimi 30 anni, chi era ricco si è arricchito ancora di più, e chi era povero ha visto peggiorare le proprie condizioni. Nel 1980 all’1% più ricco della popolazione Usa toccava l’11% della ricchezza totale, nel 2014 la quota era arrivata al 20%. Secondo gli ultimi dati Oxfam presentati a Davos, 2.153 miliardari hanno più denaro del 60% della popolazione mondiale», ha spiegato la giornalista.
Il Covid ha colpito duramente i più deboli: «Il virus riporta indietro nel tempo anche, o soprattutto, quelle nazioni in via di sviluppo che, grazie alla globalizzazione, avevano fatto dei progressi. In 30 anni le esportazioni di materie prime dall’Africa verso l’Occidente erano passate da 127 a 539 miliardi di dollari, ed era cresciuto il pil procapite medio, passando in alcuni paesi da 3.300 dollari a 4.700. Oggi l l’Onu prospetta “carestie di proporzioni bibliche entro pochi mesi» e per i paesi a rischio fame i numeri salgono da 135 a 250 milioni di persone”», ha spiegato Gabanelli.
Nel frattempo, «la globalizzazione consente ogni anno alle grandi multinazionali — come le Hi-Tech — di non versare 500 miliardi di dollari agli Stati dove fanno profitti. Secondo una recente indagine del fondo Fair Tax Mark, pubblicato da Fortune, a dicembre 2019, i giganti della Silicon Valley (Amazon, Facebook, Apple, Netflix, Google, Microsoft) hanno versato in tasse, dal 2010 al 2019, là dove fanno i loro profitti 100,2 miliardi di dollari in meno di quanto avrebbero dovuto», ha spiegato ancora l’ex conduttrice di “Report”.