Meloni: «Milioni di persone e moltissimi italiani con carte di credito bloccate e impossibilitati a utilizzare i loro soldi a causa di un buco di quasi 2 miliardi di euro che ha fatto tracollare Wirecard»

«Milioni di persone e moltissimi italiani con carte di credito bloccate e impossibilitati a utilizzare i LORO soldi a causa di un buco di quasi 2 miliardi di euro che ha fatto tracollare Wirecard, il colosso tedesco dei pagamenti digitali. A causa di questo scandalo l’autorità di vigilanza bancaria inglese (FCA) ha preventivamente bloccato tutte le carte che giravano sul circuito Wirecard, comprese quelle dell’italiana Sisalpay. Questi sono “piccoli inconvenienti” che possono capitare nel fantastico mondo senza denaro contante che sognano grillini e piddini, dove il cittadino viene obbligato per legge ad affidare la gestione dei suoi soldi a banche e colossi finanziari. Lo scandalo Wirecard sia da monito, il contante deve essere libero!».
Lo ha scritto su Facebook la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, condividendo il link all’articolo di un quotidiano locale.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Nova, «dopo il fallimento di Wirecard, società tedesca di servizi per la finanza travolta dallo scandalo dei bilanci gonfiati per 1,9 miliardi di euro, l’avvocato Michael Leipold sta preparando la prima causa per risarcimento dei danni contro l’Autorità federale di vigilanza finanziaria (Bafin). L’ente è accusato di negligenza nei controlli su Wirecard».
Nova cita poi il quotidiano “Frankfurter Allgemein Zeitung”, secondo il quale «la causa allo studio di Leipold coinvolge 300 investitori di Wirecard danneggiati dal fallimento dell’azienda. Allo stesso tempo, Leipold sta preparando una causa contro Ernst & Young, società di revisione contabile britannica, accusata di aver certificato per anni i bilanci manipolati di Wirecard. Intanto, gli avvocati Marc Liebscher e Wolfgang Schirp stanno studiano una causa contro per danni contro il governo federale per responsabilità dello Stato nella vicenda Wirecard per “il palese fallimento delle autorità di regolamentazione tedesche”, ossia la Bafin».