Inchiesta camici, Gdf trova i 25 mila capi non consegnati nella sede della Dama Spa. Castaldo: «Fontana chiarisca subito o si dimetta»

«Venticinquemila camici per operatori sanitari sono stati trovati dagli agenti della Guardia di finanza nella sede della Dama Srl, l’azienda guidata da Andrea Dini, cognato del governatore lombardo Attilio Fontana. La perquisizione, avvenuta nella giornata di martedì (e di cui avevo parlato nell’ultimo post) ha portato dunque al rinvenimento della componente mancante dell’ordine di 75mila camici — giunto a Dama il 16 aprile scorso con una assegnazione diretta — che sarebbero dovuti essere consegnati alla Regione Lombardia per far fronte all’emergenza-Covid».
Questa la notizia rilanciata su Facebook dall’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Fabio Massimo Castaldo.
«Dama aveva consegnato finora 49mila pezzi. La ditta varesina aveva interrotto le consegne dopo la trasformazione (mai ufficialmente registrata) del contratto con la Lombardia da vendita (il prezzo concordato era di 513.00 euro) a donazione a causa del conflitto di interessi tra Dini (cognato) e Fontana, circostanza che ha portato la procura di Milano ad aprire sul caso un’inchiesta che vede ora indagati Dini, Fontana e il direttore generale dimissionario di Aria, Filippo Bongiovanni», ha scritto Castaldo in un post sul social network.
«Ora le implicazioni potrebbero divenire molteplici. Per Fontana il tempo è scaduto: chiarisca subito o si dimetta», ha concluso.
Inchiesta camici, Gdf trova i 25 mila capi non consegnati nella sede della Dama Spa. M5S: «Vergogna assoluta»
«La Guardia di Finanza ha trovato i 25mila camici mancanti nella sede della ditta del cognato di Attilio Fontana. Sono stati sequestrati ed ora sono custoditi come corpo del reato in un magazzino nella disponibilità dell’autorità giudiziaria. Erano il tassello mancante nell’inchiesta che vede indagati il governatore Attilio Fontana, il cognato Andrea Dini e l’ormai ex dg della Centrale acquisti lombarda (Aria Spa) Filippo Bongiovanni».
È quanto si legge in un post sulla pagina Facebook del M5S.
«Ma se era una donazione, come Fontana e Salvini hanno ribadito più volte, perché il cognato di Fontana ha provato a rivendere questo lotto non consegnato della fornitura alla Regione? Possibile che, nonostante, questo scandalo ricco di menzogne raccontate ai cittadini, il leghista Fontana rimanga incollato alla poltrona e non dia le dimissioni? Vergogna assoluta!» conclude il post.