Il padre di Silvia Romano: «La stanno offendendo con brutte parole. Se le succede qualcosa se lo porteranno sulla coscienza»

«La stanno massacrando. La stanno offendendo con brutte parole. Se le succede qualcosa se lo porteranno sulla coscienza. Siamo o no un paese dove c’è libero culto? Siamo o no un paese civile?».
Lo ha detto ad “Open” Enzo Romano, padre di Silvia, la cooperante rapita in Kenya nel novembre del 2018 e tornata in Italia domenica scorsa, che è stata attaccata dai alcuni giornali e sui social dopo la sua liberazione.
Intervistato dal “Quotidiano Nazionale”, il padre della cooperante ha affermato: «Ho riabbracciato mia figlia, e non vedevo l’ora di farlo, ma sentivo, e ho sentito anche nelle ore precedenti, che l’accoglienza era collettiva: delle istituzioni, che ringrazio immensamente per il lavoro e il supporto, e di centinaia di migliaia di persone che come noi attendevano questo ritorno. Silvia in quel momento era la figlia e la sorella d’Italia. Tantissime persone si sono immedesimate in lei e nella nostra famiglia, condividendo la nostra gioia».
«Penso che, come lei, ci siano tanti ragazzi che si danno da fare per il prossimo e che sono in prima linea per conquistare il mondo che vorrebbero: un mondo diverso e più giusto. Ma mia figlia non è andata in Africa per diventare un’icona, è partita perché era quello che sentiva nel cuore. Era quello che voleva fare: lavorare per gli altri, mettersi al servizio di persone meno fortunate e aiutarle grazie alle sue capacità e al suo sorriso. Poi si è trovata a diventare un’icona, per ciò che le è capitato. Ma, ripeto, ci sono tanti giovani attivi per il cambiamento. Ora, l’importante è che sia tornata da noi sana e salva», ha detto ancora Enzo Romano.
«Il mio cuore scoppiava di gioia. Poi sono stato subissato di telefonate e messaggi da parte di familiari, amici e giornalisti. Impossibile rispondere a tutti, anzi mi scuso se non sono riuscito a dare retta a molti», ha raccontato il padre di Silvia.