Hong Kong, rivoluzione anche ai seggi: trionfano i democratici. Ecco cosa succede

Ad Hong Kong è rivoluzione anche alle urne.
Il fronte pro democrazia ha vinto le elezioni distrettuali, che si sono tenute ieri, conquistando quasi il 90 per cento dei seggi e schiacciando il fronte Pechino.
I media di tutto il mondo continuano a parlare di Hong Kong, protagonista negli ultimi mesi di violenti scontri e proteste.
Sembrava che le manifestazioni si fossero placate, invece, dopo i risultati elettorali sono riprese.
I risultati elettorali – Con il voto di ieri l’ex colonia britannica doveva eleggere i 452 membri dei 18 consigli distrettuali della regione.
I candidati pro democrazia hanno trionfato in 390 seggi su 452, schiacciando il partito rivale filo-Pechino. Quest’ultimo ha conquistato soltanto 42 seggi. Gli indipendentisti ne hanno ottenuto 24.
Con i democratici ha vinto anche l’affluenza: la percentuale dei votanti è stata del 71,2%.
Nelle scorse elezioni sono stati soltanto il 47% gli aventi diritto ad aver votato.
Per il momento si tratta soltanto di una vittoria simbolica della democrazia, infatti, i consiglieri distrettuali eletti hanno responsabilità soprattutto a livello locale. Però hanno comunque influenza anche sulla scelta del Capo esecutivo della regione, che sarà selezionato nel 2022.
Secondo l’attuale governatrice Carrie Lam i risultati elettorali riflettono l’insoddisfazione delle persone per la situazione attuale e i problemi radicati nella società. “Rispetto i risultati e il governo ascolterà e rifletterà sulle opinioni espresse dai cittadini”, ha dichiarato Lam.
Perché protestano? Il malcontento di studenti e rivoluzionari ad Hong Kong è iniziato nel giugno 2019 a causa di un disegno di legge sull’estradizione proposto dalla governatrice Carrie Lam.
Secondo i dissidenti il disegno di legge avrebbe rappresentato uno strumento per esercitare un maggior controllo su di loro da parte della Cina.
La legge sarebbe dovuta servire a facilitare l’estradizione di criminali fra Hong Kong, la Cina, Taiwan e Macao. La proposta è stata avanzata in seguito a un episodio avvenuto nel 2018, quando un cittadino di Hong Kong colpevole di omicidio a Taiwan era poi tornato nell’ex colonia britannica.
Dopo le prime violente proteste, però, la proposta di legge è stata ritirata, ma questo non è bastato a placare gli animi.
I manifestanti hanno continuato a protestare. Quello che chiedono è l’introduzione della democrazia nella regione.
Gli scontri tra dissidenti e forze dell’ordine sono sempre più violenti e si teme è un intervento militare da parte della Cina.
La storia – Attualmente Hong Kong è una regione indipendente che appartiene alla Cina con un sistema amministrativo speciale.
La regione ha un suo sistema politico e una sua moneta, diversa da quella cinese.
Per 150 anni è stata una colonia britannica, fino al 1997 quando è tornata sotto la giurisdizione cinese ad una condizione: i rapporti tra Hong Kong e Cina devono essere regolati dal principio un “Paese a due sistemi”.
Secondo l’accordo – però – la regione dovrebbe godere della sua indipendenza e autonomia speciale fino al 2047.
Per questo motivo l’opinione pubblica teme che Pechino riduca il grado di autonomia di Hong Kong.