Fca chiede 6,3 mld con garanzia di Stato. Conte: «Stiamo parlando comunque di aziende italiane»

«Nel caso di Fca stiamo parlando comunque, al di là della capogruppo, di fabbriche italiane che occupano moltissimi lavoratori italiani».
Così il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa soffermandosi su quanto riferito dai sindacati sulla richiesta di un prestito da parte di Fca.
Si tratta, ha spiegato Conte, di «un problema che affronteremo nel dl semplificazione” sarà quello della “competizione tra ordinamenti. Dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico. Dobbiamo chiederci: ‘perché vanno all’estero?’ Non c’è solo ovviamente un diritto societario più attraente, ci sono anche agevolazioni fiscali, il cosiddetto dumping fiscale. E noi non intendiamo più concedere questo vantaggio. Stiamo lavorando a questo».
In un tweet il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha scritto: «Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato».
«Condizioniamo l’aiuto dello Stato per imprese alla residenza giuridica e fiscale in Italia, a cancellare i dividendi non per un anno, ma fino a quando le garanzie dello Stato per essi immobilizzate non vengono liberate; infine, a limitare, fino alla liberazione delle garanzie pubbliche, la remunerazione complessiva annuale del management a 20 volte la retribuzione annua degli operai. Sono alcuni degli emendamenti di LeU. Non è populismo. È la nostra Costituzione», ha scritto Stefano Fassina su ‘Il Fatto’.
Ieri il quotidiano MF-Milano Finanza ha rivelato che Fca Italy «avrebbe messo in moto le macchine per richiedere la garanzia dello Stato italiano su prestiti per circa 6,5 miliardi, a valere sul plafond gestito dalla Sace».
Una mossa che «rappresenta una diretta conseguenza di quanto accaduto nella notte tra l’altroieri e ieri, quando il Lingotto ha annunciato la rinuncia alla distribuzione del dividendo ordinario da 1,1 miliardi sul bilancio 2019. La concessione delle garanzie statali è infatti subordinata a una serie di condizioni, tra cui spicca quella dell’impegno di non approvare la distribuzione dei dividendi o l’acquisto di azioni proprie nel corso del 2020».
Sulle provviste richieste alla Sace, «va detto che qualora le cose andassero a buon fine per l’intera somma, le richieste del Lingotto rappresenterebbero una percentuale significativa (quasi il 4%) dei 170 miliardi complessivi che potranno essere garantiti alle aziende di dimensioni maggiori con questo strumento previsto dal decreto Liquidità», si legge su Milano Finanza.
MF ha spiegato che per ottenere questa provvista «bisogna comunque rispettare anche un’altra serie di condizioni. I paletti ulteriori sono costituiti dall’impegno a gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali e destinare il finanziamento a costi per il personale, investimenti o capitale circolante in stabilimenti italiani. Il via libera alla garanzia statale (che potrà essere al massimo al 70% del denaro erogato) dovrà comunque arrivare, viste le dimensioni di Fca, direttamente dal ministero dell’Economia, che per le operazioni di dimensioni maggiore deve autorizzarla per decreto».