Elisabetta Trenta e l’alloggio che non le spetta. La procura militare apre un’indagine conoscitiva

Il Movimento 5 Stelle dichiara da sempre guerra ai privilegi e lo fa anche questa volta nei confronti dell’ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta.
Quest’ultima ha mantenuto il suo alloggio di servizio anche dopo la fine del suo incarico e per non essere costretta ad abbandonarlo lo avrebbe fatto assegnare al marito, Claudio Passarelli, maggiore dell’Esercito.
Le reazioni – La notizia, resa nota nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, ha scatenato diverse reazioni, anche perché l’ex ministra possiederebbe già una casa di proprietà. Questo dovrebbe impedire ai coniugi di poter usufruire dell’alloggio di servizio.
Non si tira indietro la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che approfitta della situazione per puntare il dito contro il Movimento: “Mi dispiace dover registrare ancora una volta che il M5S anche su questo purtroppo ha tradito le aspettative degli italiani”, ha detto in un’intervista.
Le motivazioni di Trenta – “L’appartamento mi serve, ho una vita di relazioni”. Sarebbe questa una delle ragioni per cui Trenta non intende lasciare l’abitazione. Secondo quanto riportato dai media nazionali, l’ex ministra andrà via soltanto quando il marito non avrà più il suo incarico.
“Non credo proprio che si tratti di un privilegio perché io l’appartamento lo pago pure abbastanza”, così avrebbe dichiarato Trenta al Corriere.it.
La risposta del M5S – Tuttavia il M5S prende le distanze e chiede all’ex ministra di lasciare l’alloggio, perché si tratta di una questione di principi.
Per i pentastellati è inaccettabile che Trenta non voglia rinunciare alla casa. “Non sono concessi sconti. Ci sono soldati e militari che hanno davvero bisogno di un alloggio e non è il caso di Elisabetta Trenta e del marito”, si legge sul blog delle Stelle.
Tirato in ballo anche il senatore Emmanuele Dessì, titolare di un alloggio popolare. Secondo lui si tratta dell’ennesimo tentativo di infangare il M5S. “Io ho un appartamento di 50 metri del 1945, al terzo piano senza ascensore, dove viviamo in cinque. Non ho bisogno di un appartamento di rappresentanza di 200 metri a San Giovanni, anche se pure io faccio una vita di ‘relazioni'”, ha affermato Dessì.
L’indagine della procura militare – Intanto la procura militare della repubblica di Roma ha avviato delle verifiche per fare luce sulla situazione, anche dal punto di vista amministrativo.
Al momento non ci sarebbero né indagati né ipotesi di reato. Sarebbe stato aperto un fascicolo ‘modello 45’, che non costituisce notizia di reato.
L’obiettivo è quello di svolgere indagini a mero scopo conoscitivo.
Lo ha fatto sapere il procuratore militare Antonio Sabino.