Di Matteo: «Sono stato cercato due volte da Di Maio, prima delle elezioni del 2018»

“Sono stato cercato due volte da Di Maio, prima delle elezioni del 2018. Una volta venne a casa mia a Palermo a settembre 2017 e mi chiese la disponibilità a un incarico da ministro, in quell’occasione mi parlo di Giustizia o Interno. Poi la seconda volta, qualche settimana prima del voto di marzo, ci incontrammo a Roma e fu più preciso, mi parlò del ministero dell’Interno”.
Lo ha detto il consigliere del Csm Nino Di Matteo in commissione antimafia, con riferimento ai i suoi rapporti con il Movimento 5 Stelle e alla vicenda della mancata nomina a capo del Dap nel 2018.
“Poi nessuno mi ha più cercato – ha ricordato – ma quando sono stato chiamato per fare il capo del Dap immagino che Bonafede sapesse che mi era stata proposta una cosa da fare accapponare la pelle, il ministero dell’Interno”.
“Non c’è da fare pace perché non c’è stata guerra, non è una problematica di invidiuzze o di posti che si reclamano”, ha detto, tornando sulla mancata nomina alla guida del Dap nel 2018 da parte del ministro Bonafede. “Non ho mai avuto bisogno di andare al ministero e tanto meno di rivolgermi a correnti o correntine”, ha aggiunto.
“Quello che mi chiedo è: ma perché mi hai chiamato, perché mi hai esposto ancora e rispetto ai mafiosi che non mi volevano mi hai fatto fare la figura di quello che viene chiamato e poi, lo dico in gergo mafioso, ‘posato’?”.
“Successivamente – ha detto Di Matteo – io non ho mai chiesto perché non mi avessero cercato più perché io non ho mai chiesto niente a nessuno. Nel momento in cui vengo chiamato dal ministro Bonafede, però, io immagino che il ministro sappia che mi era stato proposto di fare una cosa da fare accaponare la pelle, cioè il ministro dell’Interno. Ecco perché poi quando mi si dice al mancato gradimento o al diniego, io non posso aver frainteso come qualcuno lascia intendere”.