Covid, lo studio: nel mondo domina nuovo ceppo più contagioso

Un nuovo ceppo più contagioso di Sars-Cov-2 si sta diffondendo nel mondo.
La notizia è uscita qualche settimane fa, grazie alla pubblicazione su alcune riviste scientifiche di alcuni studi internazionali – fra i quali uno italiano, firmato da Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica di Roma e Antonio Cassone, docente di Microbiologia dell’Università di Perugia.
Ora invece un team internazionale di ricercatori ha dimostrato che la variante ha migliorato la capacità del virus di infettare le cellule umane e l’ha aiutata a diventare il ceppo dominante che circola oggi nel mondo.
Lo studio, pubblicato su ‘Cell’, mostra che la variante “D614G” è più contagiosa nelle colture cellulari e determina una modifica alla glicoproteina Spike, usata dal virus per penetrare nelle cellule.
I ricercatori del Los Alamos National Laboratory nel New Mexico e della Duke University in North Carolina, hanno collaborato con il gruppo di ricerca dell’Università di Sheffield (GB) per analizzare campioni di genoma del virus pubblicati su Gisaid, una risorsa internazionale per condividere sequenze di genoma tra ricercatori di tutto il mondo.
Come spiega Thushan de Silva, docente in Malattie infettive presso l’Università di Sheffield, “abbiamo sequenziato i ceppi di Sars-CoV-2 a Sheffield sin dall’inizio della pandemia, e questo ci ha permesso di collaborare per dimostrare che questa mutazione era diventata dominante nei ceppi circolanti. Lo studio completo peer-reviewed pubblicato oggi conferma questo risultato. E anche che la nuova variante D614G è più infettiva in condizioni di laboratorio”.
“I dati forniti dal nostro team a Sheffield hanno suggerito che il nuovo ceppo era associato a maggiori carichi virali nel tratto respiratorio superiore dei pazienti con Covid-19, il che significa che la capacità del virus di infettare le persone potrebbe essere aumentata. Fortunatamente in questa fase, non sembra che i virus con la mutazione D614G causino malattie più gravi”, ha aggiunto.
“Ormai è possibile tracciare l’evoluzione di Sars-CoV-2 a livello globale – ha sottolineato Bette Korber, di Los Alamos nel New Mexico, autrice principale dello studio – perché i ricercatori di tutto il mondo stanno rapidamente rendendo disponibili i loro dati sulla sequenza virale attraverso il database Gisaid. Attualmente sono disponibili decine di migliaia di sequenze e questo ci ha permesso di identificare l’emergere di una variante che è rapidamente diventata la forma dominante a livello globale”.
“La mutazione che abbiamo individuato e pubblicato un mese fa si è rivelata, come avevamo ipotizzato, determinante nel rendere Sars-Cov-2 più contagioso, come ha dimostrato ora lo studio pubblicato su ‘Cell’. Ma questo non vuol dire che il virus sia diventato più cattivo o più aggressivo. E una conferma della maggior contagiosità di questo ceppo rispetto a quello cinese arriva anche dai focolai registrati nella Penisola. Una ‘spia’ del fatto che il virus circola e che, se non si rispettano le misure, si tramette con facilità” ha detto Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, che all’Adnkronos Salute ha chiarito come “il virus si sta adattando a noi, e questa mutazione D614G è abbastanza stabile: il virus non la perderà”.
Tuttavia “gli anticorpi sviluppati contro questo ceppo possono curare anche quello cinese”, e “quanto alla situazione italiana, mi pare che la popolazione stia abbassando la guardia. Capisco la stanchezza, se però nelle fabbriche o nei luoghi di lavoro i focolai sono la spia del fatto che qualcosa non ha funzionato, dobbiamo essere consapevoli che il virus circola e che, se non si rispettano le misure, si trasmette facilmente”, ha avvertito.
“Probabilmente i morti visti a febbraio e marzo non li vedremo più, ma la sfida adesso è proprio quella di individuare e circoscrivere i focolai”. Secondo Ciccozzi, dobbiamo essere consapevoli del fatto che “c’è ancora un po’ di tempo prima di brindare alla vittoria contro il virus. Ora sta a noi: non dobbiamo farlo diventare endemico. E questo vuol dire che dobbiamo tenere duro ancora per un po’ e rispettare queste misure che ormai conosciamo bene e che si sono rivelate efficaci”, ha concluso.