Audio Berlusconi: il giudice Franco cercò di registrare i colleghi della Cassazione nella camera di consiglio della sentenza Mediaset

Il giudice Amedeo Franco non fu solo registrato mentre parlava con Silvio Berlusconi, ma tentò anche di registrare la sua discussione in camera di consiglio con i colleghi giudici della corte di Cassazione che l’1 agosto del 2013 dovevano decidere se condannare o no Berlusconi per frode fiscale.
Nelle scorse settimane la difesa di Berlusconi ha inviato alla corte di Strasburgo gli audio di un colloquio tra lo stesso Franco e Berlusconi, avvenuto poco dopo la sentenza, durante il quale il giudice definiva la decisione dei colleghi tra le altre cose come “una porcheria… A mio parere ha subito una grave ingiustizia…L’impressione è che tutta la vicenda sia stata guidata dall’alto”. I legali, hanno così cercato di delegittimare la decisione della Cassazione che nel 2013 rese definitiva la decisione di Franco.
Ora si viene a scoprire che Franco cercò di registrare i colleghi i quali non confermano né smentiscono perché sulla camera di consiglio vige il segreto.
Il giudice Antonio Esposito, presidente della sezione Feriale, afferma: “Mi dispiace, di questo non parlo. Sono tenuto alsegreto, non posso entrare assolutamente nel merito”.
Il giudice Giuseppe De Marzo, sostiene: “È noto che non si può assolutamente parlare di cosa accade in una camera diconsiglio, davvero”.
Ercole Aprile, dice: “Rispetto il lavoro d’inchiesta, ma non posso affermare né smentire nulla. Potrei essere liberato dal mio dovere di totaleriserbo solo se venissi interrogato, da un organo giudiziario o amministrativo”.
A raccontare a Repubblica cosa avvenne quel giorno sono due fonti interne alla magistratura, che però rimangono anomine. Durante la discussione, i componenti della sezione Feriale sentirono uno strano rumore: “Dopo qualche secondo, quel gracchiare assume un suono più nitido: sembrano proprio le loro voci, di poco prima, registrate. Il giudice Franco si alza di scatto, mette le mani in tasca come a chiudere qualcosa, a premere un tasto. Imbarazzato, così apparirebbe ai colleghi, esce, va in bagno. Torna dopo poco. Dice che è tutto a posto. I colleghi sono interdetti. Un altro di loro si stacca e va in bagno. E scopre, in un angolo, un dispositivo o un cellulare nascosto: lo prende, lo riporta in camera. E non so altro. Spiegazioni? Non mi risulta che Franco ne abbia date, di plausibili”.
La versione è confermata anche dalla seconda fonte: “È lo stesso racconto, per sommi capi, che raccolsi anche io. Questa storia provocò molto turbamento e amarezza tra i quattro giudici. Un gesto equivoco. Ma senza certezze”.
La legge non imponeva di denunciare l’accaduto, e divulgandolo sarebbe stato violato il segreto istruttorio. Il segreto della camera di consiglio viene annullato soltanto quando c’è l’obbligo di denuncia, ma in quel caso i giudici presero atto che non c’era reato.