Arrivo Silvia Romano in Italia, lo zio della giovane: «Non doveva essere un atto trionfale. Doveva essere una cosa tra di noi che non la vedevamo da un anno e mezzo»

Lo zio di Silvia Romano, Alberto Fumagalli, ha parlato con La Zanzara su Radio 24, commentando le vicende principali di questi giorni che riguardano la nipote.
Sull’arrivo a Ciampino dopo la liberazione, lo zio della giovane ha affermato:
«La cosa è stata gestita male da loro quando è scesa dall’aereo. Non dovevano esporla. Almeno lasciatela abbracciarsi nell’intimità in una saletta. E’ stata gestita male in partenza. Non so se avete notato la passerella con tutti i fotografi come a Cannes, ma cos’è sta stronzata? Ma perché no la mandate subito dai genitori? Non so se avete visto quanto tempo ci ha messo Silvia a scendere dall’aereo. Ci ha messo tanto perché lì c’è stata una discussione. Vestita così non andava bene. La discussione ci sarà stata perché non volevano farla scendere conciata così. Perché era pronto tutto il loro star system. Era meglio scendere vestita diversamente? E’ quello che sto dicendo. E’ stata gestita male. E poi lei è testarda. Non doveva scendere vestita in quel modo ed in più le doveva scendere ed andare subito in una stanzetta per raggiungere la famiglia. Non doveva essere un atto trionfale. Doveva essere una cosa intima, trionfale tra di noi che non la vedevamo da un anno e mezzo».
Quanto alla conversione della nipote, il signor Fumagalli ha affermato: «Sono rimasto colpito dalla conversione, certo. Già era un simbolo politico, adesso è diventata un simbolo religioso. Io mi devo sincerare se lei vuole veramente questa cosa. Se tu vuoi bene ad una persona, se mio figlio diventa gay, non posso mica ammazzarlo se diventa gay. Qui è lo stesso discorso. Se è una scelta sua indipendente, fatta volontariamente, io voglio bene a Silvia, cosa faccio…? Io le posso bruciare il passaporto, ma se so che lei ci vuole andare veramente, non glielo brucio più sto passaporto».
Per quanto riguarda bottiglie lanciate contro il palazzo dove abita la famiglia di Silvia, ha detto:
«Saranno stati degli ubriachi alle due, tre di notte che hanno lanciato delle bottiglie. Sapevano già dove abitava lei, è diventata un simbolo. Sono arrivati al primo piano ed i cocci sono arrivati alla vicina, poveraccia. Erano degli ubriachi con lo scooter che urlavano ed hanno lanciato delle bottiglie. Ma non abbiamo paura, figurati se Silvia ha paura dopo quello che ha passato. Purtroppo è dovuta venire la scientifica, sono venuti i Ris ed hanno creato fastidio a noi, così, nella nostra privacy. Poi ci sono le telecamere 24h, ne ho contate dodici, puntate alle loro finestre. Tutto è sotto controllo, ma credo sia una cretinata, non è un gesto dimostrativo, ma un gesto di due ubriaconi».